Il "caso" in questione é fin troppo noto ad ufologi e profani perché debba riferirne qui tutti i particolari episodi.1

Esso si verificò, comenoto, l’8 maggio del 1952 sul circondario costiero di Rio deJaneiro; ebbe per unici testimoni due foto-reporters del periodico locale "O Cruzeiro"; sollevò un grande interesse per i cinque fotogrammi che sembravano comprovare l’accaduto e rimase per molto tempo controverso, essendo stata subito impugnata da una parte della stampa, soprattutto francese, l’autenticità dei fotogrammi.

Personalmente avevo sempre ritenuto per certa - difendendola, di conseguenza, neimiei scritti sugli U.F.O. - la validità della documentazione esibita, avendo riscontrato una notevole concordanza aerotecnica fra i particolari dell’avvistamento brasiliano e quelli d’altre apparizioni di U.F.O., sia precedenti sia successive al "caso".

I fotogrammi - che a suo tempo qualificati, se autentici, come " i più sensazionali di tutta la storia delle manifestazioni degli U.F.O." - sono stati qualche anno fa contestati in blocco dall’astronomo americano professor Donald H. Menzel e a loro imparziale "difesa" ho scritto quanto segue nel III capitolo (DALL’ "URAN-BRENNER" ALL’OPERAZIONE "OSTEREI" ) nel mio terzo ed ultimo volume sulla questione U.F.O. (che è però ancora in fase di preparazione):

"... Era scontato in partenza che sui fotogrammi del famoso "caso della Barra da Tijuca" prima o poi si sarebbe appuntata l’attenzione demolitrice del professor Menzel alla caccia di iraggi e falsi U.F.O. e che la Commissione Condon vi si sarebbe appigliata, come si diceva un tempo, "unguibus et rostris".

"Tiro birbone" e "paste up" sono state le qualifiche più benevole affibbiate ai fotogrammi.
Che cosa sia un tiro birbone non occorre spiegarlo; il "paste-up" è invece una specie di fratello minore del "collage".
Si ritaglia l’immagine di "qualcosa" che sia rotondo oppure ovale, si incolla su di una fotografia sufficientemente grande e con lo sfondo adatto e si rifotografa il tutto, sfocando e ritoccando dove necessario.

Stando alle conclusioni delle indagini condotte dal professor Menzel almeno uno dei cinque fotogrammi brasiliani sarebbe un "paste-up" per via del fatto che "... il disco è chiaramente illuminato da sinistra mentre il pendio sottostante appare illuminato dalla destra. Ciò fa tranquillamente classificare il caso come un "hoax", una mistificazione.2
Una discordanza apparente fra le ombre del disco e quelle proiettate dalle foglie di un palmizio svettante sul profilo collinare era già stata posta in rilievo e giustificata da un valente ufologo brasiliano, il dottor Fontes: le foglie, frastagliate e ripiegate verso il basso, avevano creato delle ombre secondarie che si proiettavano sulla zona del tronco in controluce.3

La Commissione Condon - dopo aver ammesso, magari un poco a denti stretti, che in base alla sequenza fotografica il passaggio del disco (recepito come il "Case Nº 48" investigato dal dottor Hartmann) era avvenuto con una "... credible series..." di evoluzioni - fece senz’altro sue le conclusioni del Menzel centrate sulla circostanza che anche i "... clumps of confused foliage...", gli ammassi di aggrovigliato fogliame boschivo - quali appaiono dalle ristampe e dagli ingrandimenti forniti dall’A.P.R.O. - risultano "falsamente" illuminati dalla destra. Perciò anche i fotografi incriminati - contenendo questa "... simple and obvious internal inconsistency..." - erano da rigettare in blocco e senz’appello.

Le argomentazioni dell’archeologo yankee, se prese alla lettera, non sono prive di una certa sottile suggestione ma l’esperienza c’insegna che la vegetazione a chioma folta, specie se di basso fusto, ammette due simultanei e in apparenza contrastanti tipi di ombre: quella principale allungantesi sul retro dell’albero e quella secondaria generata dalla parte anteriore della chioma e che si proietta verso il basso in una posizione più o meno antistante allo stesso tronco, che risulta parzialmente o totalmente in ombra. Distinguere nettamente i due tipi di ombre (recando quindi l’esatta direzione del flusso solare) nella caotica frondosità della densa vegetazione tropicale non è forse un’impresa che non si addice ai cultori delle scienze celesti dato che lascia talvolta perplessi anche i più allenati foto-interpreti?...

Ad ogni modo, né gli U.F.O. in generale, né i fotogrammi dell’U.F.O. brasiliano sono come la "sposa di Cesare" e se i sospetti hanno qualche fondamento ciò va chiarito anche per altre vie!
Perciò l’autore ne "I velivoli del mistero" non si è affatto peritato di accogliere e vagliare quei sospetti, giungendo persino ad ammettere la falsità di quelle immagini o anche la possibilità (tutto &eagrave; possibile nel regno dell’ufologia...) che una parte fosse magari autentica e una parte manipolata e poi interpolata ad arte per rendere più sapide la scarna cronaca di una fugace visione e qualche scialba immagine.

(Dopotutto erano giornalisti i testimoni unici del fatto...)



Un altro "sombrero" e vari casi di U.F.O. "inclinati"

Il primo dei fotogrammi della serie brasiliana, quello con la vista frontale dell’U.F.O. che si approssima alla terraferma, mostra la curiosa forma dell’oggetto che, per la presenza della cupola conica centrale, fu pittorescamente paragonato dalla stampa brasiliana ad un "sombrero", il famoso copricapo latino-americano dalla tesa rigida e larghissima.
Orbene, un altro "sombrero volante", molto luminoso nella parte rivolta verso il suolo, il 20 ottobre del 1967 tenne in grand’agitazione un numero imprecisabile ma assai elevato d’agenti federali, sceriffi e patrolmen in una dozzina di piccole città del sud-est dell’Unione (probabilmente: Texas), fu inutilmente inseguito da un aereo da turismo CESSNA, apparve sullo schermo-radar di un aerodromo locale, cambiò talvolta visibilmente di forma e di colore, fu fotografato con scarsi risultati (almeno così è detto nel Rapporto Condon che NON riporta l’immagine...) da un ragazzo che lo colse in uno squarcio di cielo libero fra gli alberi immortalandolo appunto con un "...apparently solid SOMBRERO-SHAPED OBJECT...", sorvolò a bassa quota una vasta regione solo o in compagnia d’altri misteriosi ma differenti confratelli e finì miseramente la sua breve ma movimentata carriera come il "Case nº 37" del Rapporto Condon dove viene, infatti, spiegato con la "tremendous" luminosità del pianeta Venere o la visibile "magnitude" di Giove, somme - a quanto pare - come dio, come pianeta e come U.F.O. miraggio... 4...".
E ancora, sempre dallo stesso III capitolo in programma: "... E’ stato detto argutamente che sarebbe proprio da stolti rinunziare al comodissimo uso della moneta cartacea solo perché di tanto in tanto qualche falsario si prende la "libertà" personale d’imitarla...
Così, anche escludendo di proposito i fotogrammi brasiliani, la speciale locomozione aerea ad "incidenza negativa" dei piatti volanti dovrebbe restare fuori discussione sanzionata com’è da una lunga serie di testimonianze difficilmente contestabili.5

Abbiamo già visto che alle origini di questa tecnica di volo si trovano certi rivoluzionari progetti italo-germanici per delle grandi bombe volanti ad autoreattori rotanti: il "turboproietto" le "Flugkreiselbomben".6
Se si vuol penetrare a fondo nel segreto degli U.F.O. bisognerà perciò riprendere in esame quella vecchia storia per seguirne gli sviluppi finali...".
E qui mi fermo con le anticipazioni per non incorrere nella disapprovazione della Casa Editrice con un’involontaria violazione del comma contrattuale che prevede l’esclusiva delle informazioni.

Il motivo che mi ha spinto a vergare questa nota è però di tutt’altro genere.
Avendo fatto costruire di recente un modello di legno dell’U.F.O. brasiliano a scopo di documentazione "palpabile" mi si è presentato all’osservazione diretta un fenomeno, tutt’altro che nuovo per la verità, ma che nel caso in esame acquista un suo particolare significato NEGATIVO.
Poiché il legno impiegato dall’artigiano tornitore non era, a quanto pare, sufficientemente stagionato, il modello, da circa 50 centimetri diametrali, dopo qualche giorno ha denunziato un appariscente svergolamento laterale assumendo, se visto in pianta, una forma chiaramente ellittica e, se visto di fronte, un marcato ARCUAMENTO LONGITUDINALE: vale a dire il caratteristico aspetto "tegoliforme" denunziato dal 1º fotogramma della serie brasiliana!
Anche l’angolazione dello svergolamento coincide: si aggira, infatti, sui 5 o 6 gradi.

Dunque è assai probabile che si trattasse proprio della ripresa fotografica - abile fin che si vuole ma pur sempre mistificatoria - di un volgare modellino di legno preparato con del materiale parimenti non sufficientemente stagionato e quindi anch’esso svergolatosi.
Ciò spiegherebbe allora - senza alcun ricorso a tecniche aeronautiche d’avanguardia - l’assenza di sfinestrature sulla cupola centrale, la mancanza d’emissioni gassose incandescenti, la silenziosità assoluta, l’aspetto "tegoliforme" e la stessa "incidenza negativa" rilevata nel secondo fotogramma.

Inclinazione impressa sapientemente al modellino solo per mascherare la sua imperfetta forma rotonda, sebbene per questa circostanza si possa parlare di coincidenza fortuita col vero comportamento dinamico dei veri "dischi volanti" (e con i quali il modellino brasiliano aveva in comune anche la forma esterna generale.
Dedotta questa probabilmente - e sagacemente, bisogna convenirlo! - da parte degli artefici del trucco in base alla ricca documentazione già offerta dalle cronache mondiali del lustro precedente.7

Gli autori del "misfatto" brasiliano avrebbero dunque "copiato" il Vero: scientemente? Inconsapevolmente?
Essi soltanto lo sanno e lo potranno dire un giorno, se mai vorranno farlo.

Sic transit... Con tutto quel che segue.

Naturalmente il problema U.F.O. è troppo serio e complesso per restarne svilito o, peggio, demolito!
Bisognerà tuttavia cancellare, senza esitazioni, il famoso "caso della Barra da Tijuca" dalla documentazione ufologica per "difetto d’attendibilità".
Nonostante l’auto-chiamata in causa personale mi sono ritenuto in dovere di esporre quanto accertato e deplorato, per puro spirito d’onestà e obiettività scientifiche.




NOTE

1 Ne ho parlato a lungo, citando tutti i dati riferiti dalla stampa italiana e straniera, nel III capitolo (COME UN AEROPLANO CORICATO SU DI UN’ALA; pp. 106-138) nel mio libro "I velivoli del mistero" - Mursia, Milano 1969.

2 Cfr. Proff. D. H. Menzel e Lyle G. Boyd – The World ofFlying Saucers - Doubleday Inc. - Garden City, New York, 1963.

3 Cfr. Dr. Olavo T. Fontes - The Barra da Tijuca Disc , in "A. P. R. O. Special Report Nº 1" - Tucson, Arizona - Ottobre 1961.


4 Forma a "sombrero" che abbiamo già definita a tempo e luogo, "BIPLANARE" e che comporta le "misteriose" perdita di quota (picchiate) "A FOGLIA MORTA". Cfr. ad esempio i seguenti avvistamenti tutti posteriori a quello della Barra di Tijuca:

- 20 settembre 1952 - Ljungbyhed (Svezia meridionale): "... Il M.O.C. (= misterioso oggetto celeste) era diretto verso Danzica e la Prussia orientale. Lo si sarebbe detto formato da DUE PIATTI ROVESCIATI, UNO SULL’ALTRO, DI COLORE GRIGIO ARGENTEO..." (da C. Garreau - "Alerte Dans le Ciel!").

- Estate 1959 - Turner (Maine, U.S.A.): "... Poi un altro oggetto si librò su quello che era atterrato. Erano identici e furono descritti come simili a DUE PIATTI, UNO ROVESCIATO SULL’ALTRO, UNITI DA UNA LINEA DI CONGIUNZIONE CHE SEMBRAVA FATTA DI VETRO SCURO (l’intervallo fra il libratore e la stiva, offuscato da emissioni gassose con fumo - N.d.A.). Dietro questa linea, che sembrava trasparente, c’erano delle vivide luci blu, roteanti attorno ad essa (il rotoreattore - N.d.A.), intense come quelle delle saldatrici..." (da J. G. Fuller - "Incident at Exeter").

- 11 luglio 1965 - Motoshinos (?) (Oporto, Portogallo): "... Era una specie di gigantesco pallone che stava allontanandosi. Allorché si mise a rullare da un lato all’altro si poté vedere che era simile a DUE ENORMI PIATTI POSTI UNO SULL’ALTRO..." (Da F. Edwards - "Flying saucers - Serious Business").

- 3 settembre 1965 - Kensington (Massachussetts, U.S.A.): "... L’oggetto splendente, tondeggiante e silenzioso, andò (verso i testimoni) COME UNA FOGLIA CHE CADA VOLTEGGIANDO DA UN ALBERO. Si mosse oscillando e imbardando. Tutta la zona vene immersa in una brillante luce rossa..." (da J. G. Fuller - op. cit. ).
5Almenouna ventina di casi sono stati variamente richiamati e descritti nei dieci capitoli del volume dello Scrivente ("I velivoli del mistero"). Raccoglierli nel mare magno della "letteratura" ufologica e passarli ad un rigoroso vaglio aerotecnico è stata una fatica improba. Possibile che - senza neppure la contropartita di una ... migliore spiegazione - debbano divenire ora, di punto in bianco, proprio il "tallone d’Achille" della prima interpretazione veramente tecnica del mistero degli U.F.O.?!... Anche nel III volume della serie, ogni qualvolta le testimonianze ne facciano parola, il particolare dell’assetto negativo" (- a) sarà messo nella dovuta evidenza. D’altronde lo stesso Rapporto Condon si è soffermato alquanto sui particolari di un caso anteriore all’istituzione del "Colorado Project" (il "Case Nº 1" del gruppo "Case Studies") in cui si parla appunto di un’inclinazione negativa da parte dell’U.F.O. Il Rapporto - celando come il solito l’identità dell’osservatore (un meteorologo molto autorevole), la data esatta dell’accaduto (nel primavera del ’50) e la località dell’osservazione (dal suolo, nei pressi di un Osservatorio meteorologico nel Meridione dell’Unione) - riferisce che il testimone si pose ad osservare l’oggetto sconosciuto con un binocolo da 4 ingrandimenti fra le 12,15 e le 12,20. "... Dapprima l’oggetto si presentava allo sguardo come UN PARACADUTE INCLINATO SULLA VERTICALE ma un aspetto del genere poteva anche essere prodotto da una sfera parzialmente illuminata dal Sole e parte in ombra OPPURE, PIU’ PROBABILMENTE, DA UN OGGETTO DISCOIDALE... Potei vederlo così bene da essere ben certo che non si trattava di un aeroplano (non si vedevano eliche né ali) e neppure di un uccello. Non potei rilevare alcuna traccia di emissione gassose né segni di riconoscimento tracciati sull’oggetto... Passò davanti ad una formazione nuvolosa e vi s’immerse. Calcolai allora che volasse fra i 6 e i 12 mila piedi a circa 45º sull’orizzonte, e ad una velocità (stimata) compresa fra le 100 e le 200 miglia orarie... ma non udii alcun rumore di motori". Avendo, stranamente, lo stesso testimone valutate in appena 3 o, al massimo 5 piedi (= 90-150 centimetri) le dimensioni diametrali effettive (?) dell’U.F.O.

("... Sono certo che si trattava di un oggetto molto piccolo..." disse) la Commissione Condon ebbe buon gioco nello smontare il caso spiegandolo semplicemente come la comparsa di un palloncino semiafflosciato per bambini od un detrito cartaceo, per esempio di carta carbone, trascinato in alto da un turbine. Senza dubbio questi materiali vagano qualche volta per il cielo - senza però ingannare alcun esperto di valore... - ma l’osservazione (effettuata dal dottor Seymour Hess dal giardino prospiciente l’Osservatorio Lowell di Flagstaff nell’Arizona il 20 maggio del 1950) era venuta proprio a cadere al declinare di un periodo di intensificate apparizioni - la "1950. UFO-WAVE" - e poiché l’oggetto era scomparso in direzione di nord-ovest quella rotta poteva anche contrassegnare un "volo di ritorno" alla base di un piatto volante a missione compiuta.

6 Cfr. il capitolo VIII. "ORIGINI E SVILUPPI DELLE BOMBE VOLANTI ITALO-GERMANICHE AD AUTOREATTORI ROTANTI" (pp. 229-337) del volume citato alla nota.

7 Cosa che, tanto per concludere, non seppero fare fior di scienziati e di inquirenti militari e "merito" che, comunque non perdona la frode poiché - più che le ingenue "marzianate" - è stato proprio questo genere di perfide falsificazioni pseudo-scientifiche che ha reso impossibile la soluzione del mistero-U.F.O. a tanti seri e valenti indagatori.



da Clypeus nº 34/1971

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Edizione HTML realizzata da Cristian Filagrossi